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Relazione Illustrativa – SAN LEUCIO e Borgo di CASERTAVECCHIA

2 Novembre 2022
By Stefano Amoroso
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L’appuntamento tradizionale del Club per l’UNESCO di LUCERA che prevede l’escursione annuale presso un sito UNESCO, ha visto ricadere quest’anno la scelta del nostro direttivo sul COMPLESSO DI SAN LEUCIO e il BORGO DI CASERTAVECCHIA.

L’incontro dei partecipanti con la guida, avvenuto in loco alle ore 10, ha dato avvio ad un primo momento di conoscenza delle premesse storiche relative al Real Sito di San Leucio, necessarie per comprenderne l’importanza e la singolarità non solo all’interno del contesto borbonico meridionale ma anche entro i confini più ampi della coeva storia europea.

Il Real Sito di San Leucio è il nome del luogo che ospita le antiche seterie borboniche site all’interno del Palazzo Belvedere, dimora cinquecentesca di proprietà degli Acquaviva poi passata ai Borbone che ne fecero prima un casino di caccia e, successivamente a interventi di ristrutturazione, una residenza reale. Il complesso di San Leucio è rappresentato dall’opificio serico, dagli appartamenti reali, dai giardini e dalle case degli artigiani sorte nelle pertinenze del Belvedere. Esso è anche noto con il nome di Real Colonia perché il re Ferdinando IV di Borbone, a cui se ne deve la fondazione, decise di trasferirvi una piccola comunità di persone da impiegare nella lavorazione della seta. Si trattò di una colonia artigiana da molti definita un vero e proprio esperimento sociale di comunità laboriosa in perfetta armonia con il contesto: nel sogno di Ferdinando sarebbe dovuta diventare la cosiddetta Ferdinandopoli.

Ferdinando IV nel 1759 subentrò al padre Carlo III di Borbone – chiamato ad assumere la corona di Spagna – sul trono del Regno di Napoli, e vi rimase per più di un sessantennio, nell’ultimo periodo con il titolo di Ferdinando I delle Due Sicilie. Personaggio controverso, detto il re nasone o re lazzarone, Ferdinando successe ad un padre di alto profilo politico che era stato capace di avviare una linea di governo riformistica grazie ai consigli e all’operato del ministro Tanucci. Carlo III di Borbone, quando lasciò Napoli per la Spagna, affidò proprio al Tanucci la reggenza del figlio Ferdinando ancora bambino e decise, secondo un tipico disegno di convenienza politica, le nozze di quest’ultimo con Maria Carolina d’Asburgo, sorella della regina Maria Antonietta di Francia e figlia dell’imperatrice Maria Teresa d’Austria. Fu proprio Maria Carolina, moglie di Ferdinando IV re di Napoli, ad assumere un ruolo centrale nel governo borbonico – per alcuni superiore a quello del marito – marginalizzando il Tanucci fino ad allontanarlo definitivamente da corte.

L’idea del sovrano Ferdinando IV di Borbone, alla base della costituzione del Real Sito leuciano, fu quella di dar vita ad una piccola comunità di operai della seta da impiegare negli stabilimenti già esistenti, che furono ampliati e a cui se ne aggiunsero di nuovi. Le caratteristiche che assunse il luogo, con la creazione delle annesse case per i tessitori nonché la costituzione di norme valide per i lavoratori leuciani che confluirono in un vero e proprio Statuto a firma del re, ne fanno una chiara testimonianza di dispotismo illuminato tanto più singolare in un contesto, come quello italiano del tempo, povero di esempi simili.

La visita del gruppo Unesco di Lucera, seguita al briefing iniziale di natura storica, è proseguita attraverso i vari ambienti dislocati all’interno del Belvedere, a cominciare dalla sala dedicata all’illustrazione delle varie fasi di allevamento del baco da seta; il riferimento alle rotte della tradizionale via della seta, presentate su un planisfero digitale, ha fatto da sfondo alle dettagliate informazioni sulla bachicoltura. L’aspetto più prettamente tecnologico della visita, trattandosi di un sito di vera e propria archeologia industriale, ha riguardato gli ambienti che ospitano i vari macchinari utilizzati per la manifattura, in particolare i telai che erano azionati da una ruota idraulica posta nei sotterranei del palazzo, e dei cui congegni meccanici è stata offerta ampia spiegazione nonché un breve saggio di prova nel grande salone ad essi destinato.

La grandezza e consistenza numerica delle macchine per la tessitura dà la misura di quello che era un opificio considerevole, divenuto un marchio di fabbrica assai ambito tra Settecento e Ottocento tanto che le sue sete solcavano i confini del regno per le numerose commesse provenienti dalle principali cancellerie del tempo, come il Vaticano, la Casa Bianca e Buckingham Palace.

Le sete leuciane erano figlie di un esperimento protoindustriale nato sotto l’egida del sovrano nella forma di un laboratorio sociale le cui leggi, codificate ad hoc, contemplavano già i principi di uguaglianza tra uomini e donne, il diritto all’abitazione, l’attenzione alla condizione degli orfani e delle vedove, norme igieniche all’avanguardia, meritocrazia e altri diritti. Per questo fu vasta l’eco che ne seguì e furono tanti i contemporanei che visitarono la Real Colonia di San Leucio traendone un’impressione di stupore anche per la circostanza della coesistenza, all’interno di uno stesso luogo, dei reali e della gente del popolo. Gli stessi sudditi di Napoli apprezzarono la realtà dell’isola felice di San Leucio, auspicando che divenisse il punto di partenza di un più largo intervento sociale esteso a tutto il regno borbonico, cosa che però non accadde rimanendo esso confinato a quel luogo.

L’escursione è proseguita nel pomeriggio presso il borgo di Casertavecchia, raggiunto a piedi dal ristorante presso cui si è tenuta la piacevole sosta conviviale. La passeggiata, lungo un breve tratto leggermente in salita, ci ha condotti al seguito di una nuova guida nel punto di inizio del percorso, sotto il castello che si erge sulla collina da cui si snoda l’abitato di Casertavecchia, sito a pochi chilometri dalla città di Caserta.

Il borgo, che ha mantenuto integro il suo aspetto medievale, rappresenta l’antico nucleo di Caserta – o Casa Hirta secondo la vecchia denominazione – prima che la città nuova si espandesse in pianura a ridosso della Reggia. La storia di Casertavecchia segue l’evolversi delle varie dominazioni succedutesi nel sud Italia, dai longobardi agli aragonesi, e giunge fino all’età borbonica quando, nel XVIII sec., si concretò il progressivo abbandono del borgo in altura a favore dell’insediamento urbano intorno alla nuova residenza reale dei Borbone: l’imponente Reggia del Vanvitelli, una delle più grandi e belle al mondo.

Il giro a piedi per le vie di Casertavecchia animate di bar e negozietti ha visto come tappa centrale, dopo una breve sosta presso la Chiesa dell’Annunziata, quella in Piazza del Duomo con la visita alla Cattedrale di San Michele Arcangelo, chiesa di impianto romanico dai chiari influssi siculo-arabi, pugliesi e lombardi. All’esterno, il portale centrale d’ingresso con le sculture antropozoomorfe sporgenti su mensole richiama molti portali pugliesi. Tra gli elementi di pregio presenti all’interno dell’edificio, il colonnato, il pulpito e i bassorilievi e le sculture in marmo che adornano le navate laterali.

L’apprezzamento unanime dell’escursione da parte del Club Unesco di Lucera, sia per le mete scelte sia per le guide competenti che hanno offerto al gruppo un indispensabile supporto di conoscenze approfondite, ha fatto sì che il rientro nella città federiciana fosse carico di un bagaglio di bellezza da custodire come patrimonio dell’animo.

Giusi Fontana


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