IL COMPLESSO DEL SS. SALVATORE E LA BIBLIOTECA COMUNALE “RUGGERO BONGHI”

 

DENOMINAZIONE: BIBLIOTECA COMUNALE “RUGGERO BONGHI”
UBICAZIONE: Complesso del SS. Salvatore (detto anche San Pasquale)
DESCRIZIONE: Biblioteca, Pinacoteca, Pavimentazione musiva mosaici Basiliche Paleocristiane
EPOCA: 1817, 2012/2015

 

 

 

A partire dalla seconda metà degli anni ’90 del Novecento, l’Amministrazione comunale di Lucera avviò l’ambizioso progetto di realizzare una grande e moderna Biblioteca per il Terzo Millennio che raccogliesse in un grande edificio monumentale, e nella sua area circostante, sale di lettura, espositive e di incontri, laboratori di restauro e di ricerca e raccolte museali. Il luogo prescelto fu il quattrocentesco convento del SS. Salvatore (detto anche di San Pasquale), un immobile a quell’epoca in abbandono posto ai margini della villa comunale, sul ciglio del colle Belvedere. Qui, a partire dal 2010 veniva trasferito il fondo antico (composto da circa 23.000 volumi) della prestigiosa Biblioteca comunale di Lucera – la prima biblioteca pugliese nel Regno delle Due Sicilie, fondata nel 1817 e aperta al pubblico nel 1831 – e nel 2014 il fondo moderno della stessa collezione (altri 77.000 volumi circa). Da quell’anno la Biblioteca, fondata due secoli prima per volontà del cav. Gaetano de Nicastri, nipote del march. Giuseppe Scassa, ha sede in questo complesso monumentale, su un’area di circa 5000 mq, di cui un terzo coperti, arricchito da una sala affrescata, un tempo refettorio dei frati e dedicata esclusivamente alle Cinquecentine, da una Pinacoteca con tre sale espositive delle opere di artisti lucerini (i pittori Giuseppe Ar ed Emanuele Cavalli, il fotografo Giuseppe Cavalli e il caricaturista Umberto Onorato) e altri ambienti con opere di pittori fiamminghi (Antonio Pitloo) e napoletani (Giacinto Gigante e Filippo Palizzi) dell‘800, un’ampia Sala lettura, un Auditorium e altri spazi, tra cui un terrazzino rinascimentale.

Il complesso monastico del SS. Salvatore fu edificato fuori le mura a partire dal 1406 dal commissario generale degli Frati minori Osservanti fra’ Giovanni Vici da Stroncone (Terni), col contributo del popolo di Lucera. Questi sfruttò le fondamenta di una chiesa così denominata sin dall’alto medioevo, a sua volta costruita sui ruderi di un luogo di culto romano, molto probabilmente il tempio di Atena Ilias, un importante santuario, molto frequentato in età repubblicana, del quale è stata recuperata a più riprese l’imponente stipe votiva di circa 1500 terrecotte. Dopo la morte del Beato Giovanni Vinci, avvenuta nel convento lucerino l’8 maggio 1418, nel 1441 la costruzione fu portata a termine e ampliata dal vicario provinciale dell’Ordine, fra’ Tommaso da Firenze. Dal 1970 i resti mortali del Beato Giovanni da Stroncone sono murati in un pilastro dell’aula ecclesiastica.

Passato nel 1625 ai Frati minori riformati, che ne fecero uno dei centri principali della Provincia riformata di Sant’Angelo, nel 1867 il convento, rimasto chiuso dal 1811 al 1822, fu ceduto in proprietà al Comune di Lucera per essere adibito a finalità educative e assistenziali. Tuttavia i lavori di adattamento non ebbero luogo per insufficienza di fondi e nel 1886 il complesso fu destinato a scuola di zootecnia e caseificio. Ma neanche questo proposito fu attuato e nel 1916, con il trasferimento dei frati nel convento della Pietà, lo stabile divenne sede di cavalleria, accogliendo anche soldati, prigionieri e profughi di guerra. Nel 1934 il Comune vi aprì una Colonia elioterapica per la cura della tubercolosi. Nel secondo dopoguerra accolse anche famiglie di sfollati e senzatetto, finendo poi in totale rovina.

Il recupero strutturale e tecnico-funzionale dell’ampio convento, per la realizzazione di un centro culturale polivalente da adibire a biblioteca, pinacoteca e spazi espositivi, deliberato nel 1996 e iniziato nei primi mesi del 1998, ha avuto termine nel 2015 sotto la direzione dei progettisti ing. Renato Folleri e arch. Michele D’Andrea. Il restauro ha restituito alla comunità una superficie utile complessiva di 1550 mq, con un chiostro affrescato, un cavedio coperto per le mostre e uno spazio interrato (sottostante alla piazza) per deposito libri e locali tecnici di circa 1000 mq. La piazza antistante il convento, per le sue ampie dimensioni, è divenuta punto di incontro e di socializzazione di cittadini di ogni età. Inoltre, in un’ala dell’ampio giardino, nel dicembre 2018 è stato inaugurato il padiglione in cui sono esposti i resti della ricca pavimentazione musiva di una delle due basiliche (V-VI sec.) rinvenute, a partire dal 1996, nel corso dei lavori di realizzazione di una diga in località San Giusto, in agro di Lucera. Questo monumentale complesso paleocristiano, unico nel suo genere in Italia meridionale, era costituito da due basiliche gemelle, una più antica, monoabsidale, dotata di tre navate divise da due file di colonne granitiche e di un battistero e l’altra adibita dapprima a zona per sepolture e, di seguito, a luogo di culto. La vasta area archeologica era inoltre occupata, a partire dalla prima e media età imperiale, da una villa romana, successivamente ampliata in epoca tardoantica, primo nucleo di un villaggio-stazione viaria, munito di strutture produttive per la vinificazione e la produzione di olio e di magazzini infossati per la conservazione di cereali e altre derrate.

Fondata nel 1817 col patrimonio librario del march. Giuseppe Scassa, che si suppone comprendesse anche la libreria del poeta romano Paolo Rolli (1687-1765), critico e traduttore, fra i più virtuosi della prima Arcadia, il nucleo originario della Biblioteca pubblica lucerina, costituito da circa 5.000 volumi, fu dapprima trasferito (1820) dal Palazzo del defunto marchese Scassa alla Sala capitolare del soppresso convento di San Francesco e il 30 maggio 1831 inaugurato in due terranei del Palazzo Mozzagrugno, ceduto al Comune dalla nobile famiglia proprietaria nel 1826, affinché divenisse Palazzo di Città. Il restauro e l’adeguamento agli usi amministrativi della Casa comunale, avvenuti su progetto dell’arch. Achille Cavalli a partire dal 1844, interessarono anche i locali della Biblioteca municipale. Un consistente incremento del fondo librario si ebbe nel 1869, quando, per la soppressione delle Corporazioni religiose, la civica Biblioteca raccolse oltre duemila volumi provenienti dai monasteri soppressi nel 1867. Alla morte dell’insigne studioso e uomo politico Ruggero Bonghi (1826-1895), figlio dell’avvocato lucerino Luigi, il 23 ottobre 1895 il Consiglio comunale di Lucera approvava per acclamazione la proposta della Giunta municipale di intitolare la Biblioteca al “suo” deputato. Tale volontà venne però formalizzata solo con una deliberazione podestarile del 20 gennaio 1934. Intanto nel 1904 la Biblioteca trovò stabile sistemazione in nuovi e più ampi e decorosi locali appositamente riadattati all’interno del giardino del Palazzo Mozzagrugno, lungo un’ala terranea del palazzo. Qui la raccolta fu riallestita e occupò un’Aula magna, altri quattro vani e un’ampia sala di lettura e beneficiò del costante sostegno delle amministrazioni comunali e dei concittadini. Tra le più importanti donazioni di questi anni si ricordano la biblioteca del prof. Generoso Bozzini, medico chirurgo e padre del poeta Umberto, quella dell’avv. Girolamo Prignano, accorto amministratore comunale e quella dell’avv. Eugenio Pitta. Dal 1930 al 1967 l’Istituzione si avvalse della preziosa direzione dell’avvocato lucerino Giambattista Gifuni, appassionato cultore di studi storici e letterari, che vi profuse le sue migliori energie e che, giovandosi delle sue relazioni personali, assicurò alla collezione preziose raccolte librarie che fecero accrescere notevolmente, per numero e qualità, il patrimonio librario della Biblioteca, portandola dai 10.000 volumi iniziali a circa 80.000. Tra queste acquisizioni si ricordano quelle del prof. Edoardo Tommasone, Rettore dell’Università di Perugia, del chirurgo prof. Francesco Lastaria, dello statista Antonio Salandra (2.000 monografie e 6.300 lettere), dell’avv. Enrico Alfredo Russo, già sindaco di Napoli, dell’avvocato lucerino Alessandro Cavalli, del prof. Riccardo Del Giuduce, docente universitario e sottosegretario all’Educazione nazionale, nonché il carteggio con molti e illustri letterati italiani del prof. Giuseppe Checchia.

La Biblioteca conta oggi circa 100.000 volumi, tra cui un prestigioso fondo antico, composto da 35 incunaboli, oltre 850 cinquecentine, circa 4.000 seicentine, oltre 8.000 settecentine e oltre 1.000 volumi editi tra il 1800 e il 1830 ed il suo patrimonio librario ha prevalentemente carattere storico-letterario, filosofico, giuridico, politico, economico e scientifico. Di notevole interesse sono le deliberazioni decurionali, a partire dal XV secolo, le 150 pergamene (in prevalenza documenti regi di età angioina e aragonese), gli oltre 300 codici e i numerosi manoscritti di storia locale. Ricca è anche la sezione emeroteca, dotata di oltre 120 testate di giornali locali, a partire dal XIX secolo, incluse riviste rare e di pregio. Di recente istituzione è anche una Sezione di libri per l’infanzia.

Il nuovo Regolamento della Biblioteca, approvato con delibera consilare del 10 marzo 2016, assegna alla Comunale un ruolo centrale all’interno della vita sociale e culturale della città e a supporto delle attività organizzative e di gestione editoriale della stessa, le affianca un Comitato Civico composto da undici cittadini di qualificata e comprovata competenza per studi e ricerche o uffici ricoperti presso altre istituzioni bibliotecarie e culturali, con le funzioni di organo consultivo nell’attività di incremento patrimoniale, di programmazione culturale, di accrescimento della qualità dei servizi, di diffusione della lettura, nonché di valorizzazione, divulgazione e accessibilità del suo patrimonio storico, artistico, culturale e architettonico.

Nel 2019, alla decima edizione del Concorso Internazionale dalle Federazioni Italiana ed Europea dei Club per l’UNESCO “La Fabbrica nel Paesaggio”, che premia i migliori progetti di valorizzazione e di arricchimento dei paesaggi locali, alla Biblioteca lucerina è stato assegnato un attestato di merito, oggi esposto su una parete all’ingresso dell’Auditorium.

 

Massimiliano Monaco