ANFITEATRO ROMANO

DENOMINAZIONE: ANFITEATRO ROMANO
UBICAZIONE: a Sud-est della città
EPOCA: 27 a.c – 14 d.C.
DIMENSIONI: lunghezza m. 131,20, larghezza m. 99,20
STATO DI CONSERVAZIONE:
DESCRIZIONE:

Risale al I secolo dell’Impero ed è senz’altro il più vasto Anfiteatro romano dell’Italia meridionale.
Come appare dall’epigrafe dedicatoria dell’architrave di una delle porte di accesso alla cavea, venne fatto costruire su proprio terreno e a proprie spese dal tribuno Marco Vecilio Campo in onore dell’imperatore Ottaviano, in occasione del conferimento a questi, da parte del Senato di Roma, del titolo di Augusto (27 a.C.) e in onore della fedele colonia romana di Lucera, antica ed opulenta roccaforte militare, a cui Augusto aveva concesso una serie di privilegi, riconoscendo ampie autonomie, fino a segnalarla nel suo testamento fra le ventotto colonie degne di attenzione.
Di pianta ellittica (130 x 100 m.), fu concepito come un luogo di svago, venendo dapprima adibito a spettacoli ginnici, lotte di gladiatori, cacce alle fiere, esecuzioni capitali e, probabilmente a naumachìe, cioè finte battaglie navali; successivamente decadde con il trionfo del Cristianesimo e l’abolizione
degli spettacoli cruenti. Venne quindi devastato nel 663 ad opera delle truppe di Costante II. I suoi resti, così come quelli di altri edifici romani, vennero infine utilizzati da Federico II nella costruzione del suo Palazzo imperiale (1233). Rimasto coperto da materiali di riporto, dopo che per secoli il sito era servito da cava per la costruzione della città, a terreno agricolo e a pascolo, il monumento fu riportato alla luce grazie a tre campagne di scavi, svoltesi dal 1932 al 1945. Principali elementi d’arte dell’edificio sono i due portali ricostruiti agli sbocchi dei corridoi, in corrispondenza dell’asse maggiore, ornati di fregi, motivi floreali e altre raffigurazioni simboliche. Di notevole suggestione architettonica è anche la vasta arena, posta a 9 metri sotto il piano del terreno e ben delimitata da un canale di displuvio, in cui è ricavato il complesso dei carceres, grotte che servivano per la raccolta delle fiere. A destra dell’ingresso NNO si ammirano i resti delle celle gladiatorie messe in luce ad opera della Soprintendenza alle Antichità nel 1966. Adiacenti all’edificio vi sono i resti degli spoliaria: palestre, infermerie e altri fabbricati pubblici in cui trovavano soccorso i combattenti feriti, nonché un piccolo cimitero dove i gladiatori caduti venivano sepolti.