BASILICA CATTEDRALE

DENOMINAZIONE: BASILICA CATTEDRALE
UBICAZIONE: piazza Duomo
EPOCA: prima metà del XIV sec.
DIMENSIONI: lunghezza m. 62, larghezza m. 37, altezza m. 25, superficie 1.705 mq
STATO DI CONSERVAZIONE: buono
DESCRIZIONE:

 

 La Basilica Cattedrale

Monumento alla Vergine e alla vittoria cristiana sui mori, la cattedrale dell’Assunta è uno dei più bei simboli della città. Dichiarata Basilica Minore nel 1834 e Monumento Nazionale nel 1873, sorge maestosa nella piazza centrale della città.

Fondata nell’anno 1300 per volere di Carlo II d’Angiò a seguito della riconquista militare di Lucera Sarracenorum, la chiesa fu costruita in pietra e laterizi entro la prima metà del secolo XIV. Le sue caratteristiche architettoniche sono riconducibili allo stile gotico-angioino, dovuto alla presenza in città di maestranze francesi e pugliesi.

Tre portali a cuspide si aprono nel prospetto asimmetrico, delimitato da due torri: una ottagonale, l’altra quadrata e possente, con monofore e bifore, che forma la torre campanaria, che termina con una guglia piramidale ricostruita o completata nel 1563.

Il perimetro esterno absidale è sostenuto da poderosi contrafforti.

L’edificio si presenta con pianta a croce latina a tre navate: una centrale maggiore, con copertura a capriate e oculo centrale, e due laterali con copertura lignea a falde. Le navate sono formate da sette campate e si innestano a quella trasversale (transetto) con archi trionfali. Preziose colonne di marmo caristio ornano il portale maggiore e i pilastri di tutti gli archi del transetto.

Nel transetto, anch’esso coperto a capriate, si aprono tre absidi poligonari, coperte da volte solcate da esili nervature e quattro altari disposti simmetricamente. Nella testata di sinistra è il grande altare in marmi policromi della Vergine Patrona, ultimato da Marino e Domenico Palmieri nel 1790, con angeli capialtare di Giuseppe Pagano. Esso custodisce il simulacro ligneo di S. Maria Patrona, detta della Vittoria, scolpito nella prima metà del ‘300 e insignito della triplice corona d’oro dal Capitolo Vaticano nel 1806.

Sulla stessa parete, a destra dell’altare, è posta la tomba dei gemelli Giulio e Ascanio Mozzagrugno (1605), alla quale lavorarono, con ogni probabilità, gli scultori Pietro Bernini e Michelangelo Naccherino.

L’abside minore di sinistra, detto anche cappella Gagliardi, è affrescata con un ciclo di dieci scene dell’Infanzia di Cristo e presenta, sotto un piccolo altare consacrato nel 1939, le reliquie del frate domenicano Agostino Kazotic, vescovo di Lucera negli anni 1322-1323, proclamato Beato e Protettore della Città, del quale è in corso il processo di canonizzazione. Un suo busto reliquiario in legno dorato (1563) è posto nell’adiacente nicchia gotica.

L’ampio presbiterio presenta un coro ligneo di noce realizzato nel 1799, con baldacchino sormontato da stemma borbonico. L’altare maggiore è costituito da una grande lastra di pietra ricavata dalla mensa di Federico II a Castel Fiorentino (sec. XIII) ed è sorretta da sei finissime colonnine ottagonali, due delle quali sono di restauro, con capitelli finemente decorati.

L’abside minore di destra, o cappella Gallucci, presenta un affresco quattrocentesco dell’Imago Pietatis, un Crocifisso di un intagliatore renano della fine del ‘300, il monumento funebre in pietra di un giovane cavaliere giacente e quello di Fabrizio Gallucci, marchese d’Apice, che agli inizi del sec. XVII fece decorare la cappella con un ciclo di affreschi raffiguranti il martirio degli Apostoli, attribuiti quasi unanimemente a Belisario Corenzio.

Al centro della parete destra del transetto è l’altare in marmi policromi intarsiati del Compatrono San Rocco, opera mirabile del marmoraro napoletano Giovanni Raguzzino, risalente al 1690.

Di notevole valore artistico sono le tele che adornano il tempio (opere pittoriche degli artisti Girolamo da Santacroce, Ippolito Borghese, Felice Rizzo Rizzo, Fabrizio Santafede, Francesco Solimena), nonché il candelabro in bronzo del Cero pasquale, realizzato dall’artista Franca Dalcomune per il Giubileo dell’Anno 2000; un elegante pulpito cinquecentesco in pietra, già monumento sovrastante l’altare della nobile Famiglia Scassa, decorato con motivi floreali e sorretto da quattro colonne di pietra scanalate; un ciborio rinascimentale in pietra e un imponente fonte battesimale, formato da una pietra alluvionale poggiante su un bassorilievo di ocra rossa, inquadrato da un’edicola con doppio baldacchino e cupola ottagonale.

Sotto la tribuna in legno dell’imponente organo a canne, costruito dalla celebre bottega organaria di Carlo Vegezzi Bossi di Torino tra il 1893 e il 1899, si ammirano una scultura in pietra dell’Eterno Padre e il calco di una scultura in pietra di Tino da Camaino raffigurante la Vergine con il Bambino (già identificata come Madonna delle Stelle), il cui originale si conserva nel Museo diocesano del Palazzo vescovile.

(testo di Massimiliano Monaco)