L’ARCHIVIO DI STATO DI LUCERA

 

DENOMINAZIONE: ARCHIVIO DI STATO DI LUCERA
UBICAZIONE:
Piano terreno del Palazzo di Giustizia di Lucera

DESCRIZIONE: Conservazione Atti Giudiziari e Atti degli Uffici Statali

EPOCA: 1826

 

 

L’attuale Sezione di Archivio di Stato di Lucera nacque con la denominazione di Archivio suppletorio provinciale di Capitanata con legge n. 1379 del 12 novembre 1818, che all’art. 39 stabiliva l’istituzione di tali archivi nelle città del Regno in cui vi fossero uffici giudiziari, ove gli stessi non avessero sede nel capoluogo provinciale. Tali archivi vennero fondati per la conservazione dei soli atti giudiziari, sotto la direzione e la vigilanza del procuratore regio presso il Tribunale civile. Ciò perché per l’intera Capitanata i collegi giudiziari e l’Intendenza avevano sedi diverse, i primi (Tribunale civile e criminale) a Lucera, la seconda a Foggia. Il citato provvedimento legislativo partiva dalla constatazione che nell’ampio territorio del Regno delle Due Sicilie vi erano tre capoluoghi (Bari, Foggia e Caserta) ciascuno per le province di Terra di Bari, di Capitanata e di Lavoro, i cui uffici giudiziari risiedevano rispettivamente a Trani, Lucera e Santa Maria Capua Vetere. In forza della citata norma, in Lucera venivano reperiti i nuovi locali al secondo piano del Palazzo di Giustizia, attigui agli uffici della Procura del re, dove l’Archivio cominciò a funzionare nel 1826.

La restaurazione borbonica mutò la denominazione del Tribunale criminale in Gran Corte criminale di Capitanata e del Tribunale di prima istanza in Tribunale civile di Capitanata. Ad essi seguirono, con l’unificazione amministrativa del Regno d’Italia, il Tribunale e la Corte d’Assise di Lucera.

Nel 1924, in seguito alla soppressione del Tribunale di Lucera avvenuta l’anno precedente, il Consiglio provinciale di Capitanata deliberava di trasferire a Foggia anche i documenti dell’Archivio di Lucera. Tale deliberato, però, non fu mai attuato, poiché non si riuscirono a reperire locali sufficienti ad accogliere la mole delle carte lucerine. L’Archivio rimase tuttavia chiuso dal 1925 al 1938, allorché il R.D.L. n. 576 del 23 aprile restituiva a Lucera il Tribunale.

A partire da quella data, per l’evolversi della legislazione in materia e per uno stato di necessità legato alla carenza di locali e di attrezzature presso l’Archivio provinciale di Foggia, l’istituzione lucerina acquisiva, in via continuativa, oltre agli atti degli uffici giudiziari insediati in città e nel circondario del Tribunale, anche i documenti di tutti gli uffici statali operanti nei comuni settentrionali della provincia di Foggia, assolvendo alle funzioni di autonomo Archivio di Stato, anche grazie all’innovazione normativa apportata dalla legge n. 2006 del 22.12.1939, che trasformava gli originari Archivi suppletori in Sottosezioni di Archivio di Stato e creava Lucera e Trani uniche Sottosezioni di Archivio di Stato sull’intero territorio nazionale.

Nel 1943, a causa degli eventi bellici, si trasferirono per diversi anni presso l’Archivio di Lucera la direzione di alcuni fondi dell’Archivio di Stato di Foggia. Risale a quegli anni l’abitudine, ancora oggi praticata, di dirottare a Lucera le scritture che la sede del capoluogo, a causa del poco spazio disponibile, non riesce ad accogliere. Dal 1963, con l’entrata in vigore del D.P.R. n. 1049 del 30 settembre, la Sottosezione mutava nuovamente denominazione in Sezione di Archivio di Stato, che non è da intendersi come sezione staccata dell’Archivio di Stato con sede nel capoluogo di provincia, ma come un ufficio vero e proprio dell’Amministrazione statale, dotato di autonoma identità, anche se funzionalmente ed organizzativamente dipendente da quest’ultimo. La medesima riorganizzazione dell’Amministrazione archivistica italiana, se da una lato estendeva le funzioni rispetto a quelle storiche spettanti all’Archivio suppletorio, assegnava alle 40 Sezioni di Archivio di Stato il compito di conservare la documentazione di archivi di uffici statali operanti in loco e rilevanti per qualità e quantità.

In seguito agli eventi sismici del 23 novembre 1980 e ai conseguenti interventi di consolidamento e di restauro apportati alla sede del Tribunale di Lucera secondo gli accordi intercorsi con il Comune, nel 1990 la Sezione d’Archivio fu trasferita dal secondo piano al piano terreno del Palazzo di giustizia, precisamente negli ampi locali, in origine Carceri giudiziarie, poi adibiti a sede delle Scuole di avviamento professionale e delle Scuole professionali di Stato. E’ in questi locali, dove la sede non teme più il carico eccessivo dei solai, ha acquisito una superficie maggiore, un accesso indipendente e versamenti di nuove scritture che l’Archivio continua ancora ad espletare le sue funzioni.

 

Informazioni sul patrimonio documentario

Tra i principali fondi archivistici conservati nella Sezione di Archivio di Stato di Lucera meritano particolare menzione quelli provenienti dall’amministrazione giudiziaria dell’intera provincia, che abbracciano il periodo ininterrotto degli oltre quattro secoli che, a partire dall’istituzione della Regia Udienza (1544), giunge fino ai nostri giorni attraverso gli atti del Tribunale civile e penale. Di tale magistratura si conservano i processi civili dal 1617 al 1808 e i processi criminali dal 1649 al 1806. Risalgono invece alla dominazione francese gli atti del Tribunale criminale, poi Corte criminale di Capitanata e del Tribunale di prima istanza di Capitanata. La mole di documenti conservati per la Corte criminale e per il Tribunale civile di Lucera testimonia l’attività delle due istituzioni dal 1817 alla loro estinzione, avvenuta nel 1861, con la trasformazione dei due organismi, rispettivamente, in Tribunale e Corte d’Assise. Del primo si conservano le sentenze civili, le sentenze penali e gli atti processuali diversi, fino all’anno 1923, epoca in cui il Tribunale e la Corte d’Assise furono trasferiti a Foggia. Della Corte d’Assise si conservano sentenze e processi.

Degni di nota sono gli atti dei processi politici racchiusi in una piccola serie denominata “Procura del Re presso il Tribunale di Lucera”, che contiene interessante documentazione sul fenomeno del brigantaggio postunitario.

Particolare richiamo, sia per numero che per importanza di contenuto, meritano gli atti dei notai (o protocolli notarili) che abbracciano un periodo che va dal 1533 al 1857.

Agli anni di attività del Consolato di terra e di mare, poi Tribunale di Commercio (dal 1752 al 1809) risalgono i documenti relativi ai libretti dei giudici ai contratti.

Gli atti di stato civile riguardano tutti i comuni della provincia di Capitanata e constano di oltre 9.000 volumi riferiti ad un arco di tempo che va dal 1809 al 1865.

Una specifica sezione è dedicata ai catasti, nelle loro varie articolazioni (1603-1838), distinti in Catasti antichi e Catasti onciari. I primi sono quasi tutti dei secoli XVI e XVII e a volte così incompleti da differire poco dalla semplice descrizione dei fuochi, ossia dei nuclei familiari residenti. I Catasti onciari, nati in ottemperanza alle istruzioni emanate dalla Regia Camera della Sommaria del 1741, sono più completi in quanto comprendono i nomi dei cittadini, la loro età, arte e professione, i componenti il nucleo familiare, i beni posseduti e i pesi, ossia il carico fiscale, da cui erano gravati. Il libro catastale così formato fu chiamato onciario perché la rendita veniva ridotta a once, una moneta di conto convenzionale, di cui cioè non esisteva il corrispondente conio, con cui era indicato anche l’imponibile che si ricavava dalla rendita dopo averne dedotte le spese. Inutile ricordare l’utilità di tali raccolte per gli studi storici, sociali ed economici.

Vi sono poi gli atti del terraggio lucerino, che tanta parte ha avuto nell’assetto fondiario ed economico, oltre che nella realtà civile e sociale della nostra città dal secolo XIV all’Unità d’Italia, con ripercussioni fino alle riforme agrarie della fine degli anni Venti e Cinquanta del ‘900. Riuniti in 33 volumi, essi sono divisi in due serie archivistiche che vanno dal 1556 al 1807, anno della soppressione del Terraggio. Il fondo documenta analiticamente l’attività dell’antico istituto attraverso il quale veniva dato in uso ai cittadini, suddivisi per ceto, gran parte dell’agro comunale dietro il corrispettivo di un censo annuo detto appunto “terraggio”. In tale sezione archivistica trova collocazione un volume di grandi dimensioni relativo alla distribuzione generale eseguita nel 1716 per ordine del Consiglio Collaterale da Ottavio Gaeta e successivamente dal reggente Falletti.

Arricchisce la Sezione un’imponente raccolta di mappe: migliaia di piantine, disegni, schizzi e altri documenti grafici, utili soprattutto alle continue verifiche e misurazioni delle superfici agricole che  i pubblici funzionari o i professionisti incaricati eseguivano per conto dei magistrati della Dogana della mena delle pecore di Puglia e che raffigurano non solo il territorio di Capitanata, ma anche parte dell’Abruzzo e del Molise.

Completano la raccolta documentaria le scritture del Comune (a partire dal 1535) e degli Istituti di carità (1700-1936) di Biccari; le carte dell’Ente morale per la protezione del fanciullo e quelle della sede provinciale dell’Ente nazionale per l’assistenza ai lavoratori, disciolti entrambi in seguito all’entrata in vigore del D.P.R. n. 616 del 1977.


Massimiliano Monaco