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Il software libero tesoro del mondo

11 Agosto 2004
By Vincenzo Di Giovine
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Si pensa al mondo dell’informatica come ad una scienza occulta, ad operazioni magiche e incomprensibili ai comuni mortali. Questa giovane scienza (l’informatica, appunto) ha avuto modo di svilupparsi negli ultimi 35/40 e solo da circa 20 è diventata accessibile a masse più o meno felici di occidentali.
Nella seconda metà degli anni ’80 cominciarono a circolare nelle camerette degli adolescenti i primi personal computer, da collegare al televisore, da programmare copiando codici dalle riviste: ore e ore a copiare il listato di un programma per vedere una pallina rimbalzare sullo schermo. Fin da allora si stabilì il connubio tra ‘informatica’ e ‘ragazzino brufoloso’ (in USA li chiamano ‘geek’), cui si aggiunse una scarsità di donne dai circoli tecnici. In realtà il problema dell’assenza di donne si sta lentamente risolvendo, specie dopo che il boom di internet ha avvicinato gli umanisti al mondo delle reti. Resta invece una sostanziale incomprensione per ciò che riguarda la tecnica dell’informatica e lo strato di logica che muove la rete, i computer e perfino i telefoni cellulari.
Questa ignoranza diffusa è dimostrata da un problema semantico: il simbolo ‘@’ nel linguaggio comune italiano è chiamato ‘chiocciola’.
Benché la forma possa vagamente somigliare al simpatico animaletto, chi coniò il termine sicuramente non aveva idea di come funzionasse il sistema di posta elettronica, nella sua banalità. In inglese la ‘@’ in un indirizzo di posta elettronica viene letto come ‘at’ ovvero in italiano traducibile benissimo con ‘presso’. Quindi l’indirizzo _stefano@maffulli.net_ si dovrebbe leggere:_stefano_ _presso_maffulli.net_. Tale espressione veicola il modo con cui il sistema di messaggistica elettronica funziona, ovvero che presso il server chiamato _maffulli.net_ esiste una casella chiamata _stefano_. Un messaggio viene spedito quindi alla casella _stefano_ _presso_ il server_maffulli.net_, semplice e lineare.
Certo non è necessario comprendere nel dettaglio come funziona un servente di posta elettronica per poter fruire della rete, come non è necessario conoscere il funzionamento di una centralina telefonica per fare una telefonata. I principi di base con cui funziona un telefono però sono noti e diffusi, mentre per la posta elettronica non ci si pone troppe domande. Eppure viviamo nella società dell’informazione.
Si parla di _società dell’informazione_ dopo il tramonto della società industriale riferendosi al fatto che l’importanza delle merci, dei beni fisici passa in secondo piano rispetto all’importanza del sapere, della conoscenza e dell’informazione. La più grossa rivoluzione da affrontare sta nel cambio di prospettiva che la società dell’informazione impone che è la stessa differenza sostanziale tra i due verbi_*avere*_ e _*sapere*_:chi _ha_ qualcosa non l’avrà più se la cede; chi _sa_ qualcosa e la insegna sta moltiplicando il valore della società in cui opera. L’informazione è infatti una risorsa non rivale, dicono gli economisti, non diminuisce in quantità, non si consuma e si può replicare a costi marginali molto bassi o addirittura tendenti a 0 nel caso dell’informazione digitale.
Il ruolo che il software riveste nella società dell’informazione è cruciale: grazie al software si stabiliscono le norme e le leggi che regolano l’interazione del mondo delle persone, il mondo fisico, con il mondo digitale (detto anche ciberspazio). La differenza principale tra il mondo fisico e il mondo digitale è che il primo non può che sottostare alle leggi della fisica: una mela deve nascere da un albero o le sue vitamine possono essere sintetizzate attraverso altre tecniche chimico/fisiche. Ciò che non si può fare nel mondo fisico è generare dal nulla una mela o una vitamina, come dimostrato da Pasteur
nell’800. Nel mondo digitale invece le regole e le leggi le stabiliscono coloro che scrivono il software: è possibile avere un ambiente digitale in cui per consegnare la dichiarazione dei redditi è necessario dotarsi di una penna di marca X e fogli prodotti dalla ditta Y. Questo sarebbe inaccettabile nel mondo reale, ma lo troviamo normale nel mondo digitale, visto che ai commercialisti è imposto un unico sistema per dialogare con il Ministero delle Finanze.
Il software detta quindi leggi e norme, ma chi lo scrive? Chi lo controlla? Il progetto GNU, iniziato da Richard Stallman nel 1984 e portato avanti dalla rete Free Software Foundation nel mondo (di cui fanno parte FSF Europe e FSF India, oltre alla capostipite FSF Nord America) è uno strumento di libertà per la società dell’informazione. GNU è l’idea di un mondo digitale controllato dai suoi partecipanti, un’idea di difesa attiva dei diritti dei cittadini della società dell’informazione. Tecnicamente è un sistema operativo, come Unix, ma migliore, i cui utenti hanno il diritto di usarlo senza limiti, studiarne il funzionamento, modificarlo per soddisfare i propri bisogni e copiarlo per aiutare se stessi e gli altri. Quattro libertà fondamentali che accompagnano GNU rendendolo, con un pezzo fondamentale Linux, il sistema operativo ‘libero’ GNU/Linux.
L’importanza della libertà del ciberspazio quanto nel mondo fisico è stata riconosciuta dalla Federazione mondiale dei Club Unesco con la recente dichiarazione del ‘software ‘libero’ Tesoro del Mondo. Il cammino per far riconoscere GNU Patrimonio dell’Umanità da parte dell’UNESCO stessa è in atto. Il riconoscimento maggiore però è l’esercizio della libertà di scelta da parte dei cittadini, studenti, professionisti che vorranno diventare cittadini liberi in un mondo digitale.
© 2004 Stefano Maffulli
La copia letterale e integrale di questo articolo è permessa con ogni mezzo, a condizione che questa nota sia riprodotta.


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