(24-1997) AREA ARCHEOLOGICA DI AGRIGENTO
“Gli Agrigentini mangiano e bevono come se dovessero morire, ma costruiscono come se la loro vita dovesse durare in eterno”: sono parole del filosofo Empedocle, riportate da Diogene Laerzio. In epoche più recenti numerosi storici, scrittori e viaggiatori hanno lodato la bellezza e lo splendore di questa nobile ed antica città mediterranea. Basti pensare a Goethe, che nel suo Viaggio in Italia scrisse pagine di grande intensità emotiva sulle meraviglie naturali ed architettoniche della Valle dei Templi.
I primi studi sistematici del sito agrigentino si devono ai Borboni e iniziarono negli ultimi anni del XVIII sec. sotto la tutela del principe di Torremuzza, a quel tempo incaricato della conservazione dei beni culturali siciliani.
La fondazione della città greca di Akragas, sulla costa meridionale siciliana, avvenne attorno al 580 a.C. per opera di coloni rodio-cretesi provenienti da Gela.
Nel 210 a.C. i Romani le diedero il nome d’Agrigentum. Gli Arabi tradussero il nome latino in Gergent, donde l’italiano Girgento fino al 1927, quando essa assunse il nome attuale.
Agrigento è la superba testimonianza dello splendore di una tra le più importanti colonie greche d’occidente. L’antica città si estendeva su di una vasta area ed è oggi conosciuta come Valle dei Templi, dal numero degli edifici religiosi che ospita e che documentano la ricchezza e lo sviluppo culturale sino al IV sec. a.C. Con l’incredibile scenario naturale, che tuttora la circonda, fu sede dell’attività e fonte d’ispirazione per molti poeti e filosofi, come Pindaro ed Empedocle.
Giustificazione per l’iscrizione nella lista del Patrimonio dell’Umanità: “Il Comitato ha deciso di inserire l’area sulla base dei criteri (I) (II) (III) (IV) ritenendo che Agrigento è stata una delle più grandi città dell’area del Mediterraneo, e si è conservata intatta in condizioni eccezionali. Il complesso dei templi dorici è uno dei principali esempi dell’arte e della cultura greca”.