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SANTA MARIA DELLE GRAZIE ED IL CENACOLO (Milano)

Parte integrante di un complesso architettonico, realizzato a Milano dal 1463 e rimaneggiato alla fine del XV secolo da Bramante, il Refettorio del Convento di Santa Maria delle Grazie conserva sulla sua parete settentrionale un capolavoro d’impareggiabile bellezza, il Cenacolo (o l’Ultima Cena), dipinto tra il 1495 ed il 1497 da Leonardo da Vinci, che ha segnato un’era nuova nella storia dell’arte. L’opera iniziò a deteriorarsi già pochi anni dopo l’esecuzione, a causa della tecnica usata e della posizione in cui è collocata all’interno del locale.
Oggi, dopo il restauro, è stato possibile venire a conoscenza di molti nuovi elementi relativi all’opera ed all’attività del suo autore. Nonostante la perdita del colore originario, il Cenacolo è ritenuto uno dei massimi capolavori della pittura di tutti i tempi ed una delle opere più innovative. L’artista, a Milano, sperimentò e sviluppò una lenta ricerca coloristica, che oggi noi non percepiamo, e soprattutto una nuova relazione tra figura e spazio, testimoniata dalla disposizione delle figure intorno al tavolo. La luce, scaturendo dalla trifora alle spalle del Cristo, dà risalto e conferisce monumentalità al gesto ecumenico delle braccia allargate, che definisce ed amplia lo spazio intorno: la leggera rotazione impressa alle spalle degli apostoli, armonicamente riuniti in gruppi di tre, conferisce dinamismo e profondità alla composizione.
Il dipinto non fu pienamente apprezzato ai suoi tempi, ma nel corso dei secoli è diventato parte della memoria storica, oggetto d’innumerevoli riproduzioni ed imitazioni.
Recentemente, il grande effetto scenografico dell’opera leonardesca è stato sottolineato in scenografie cinematografiche di registi molto diversi fra loro, come Buñuel ed Altman, che ne hanno offerto nuove interpretazioni.
Il complesso era stato edificato su disegno di Guiniforte Solari intorno alla Cappella che ospitava una miracolosa immagine della Vergine, per volere di Ludovico il Moro, e che la città di Milano è orgogliosa di possedere.
La giustificazione per l’iscrizione nella lista del Patrimonio dell’Umanità, così recita: “Rappresenta un capolavoro del genio creativo umano; mostra un importante scambio di valori umani, in un periodo o in un’area culturale del mondo, negli sviluppi dell’architettura e delle tecnologie, dell’arte monumentale, urbanistica o paesaggistica”.

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