Dalla seconda metà del XIX secolo, in molti Paesi europei ed in America Settentrionale, la produzione industriale fu impostata in modo nuovo; per gli operai furono progettate dimore vivibili e studiate condizioni di lavoro umanamente più accettabili.
Crespi d’Adda è un esempio eccezionale di villaggio operaio, sorto per volere d’alcuni industriali desiderosi di migliorare la produttività, ma anche la qualità di vita degli operai. Sorse così un complesso abitativo autonomo con giardini, orti, scuole, centri sportivi, edifici civili e religiosi d’interessante configurazione urbanistica (altro esempio è il Villaggio Cinzano, sorto un secolo dopo, a Santa Vittoria d’Alba, con uguali caratteristiche e per le stesse finalità).
La cittadina, a pianta geometrica, è divisa al centro da un viale parallelo al fiume Adda. Fra gli edifici non legati alla fabbrica spicca il Castello, una delle residenze estive della famiglia Crespi, progettata da Ernesto Piovano in uno stile eclettico ispirato al neogotico lombardo e realizzato da Pietro Brunati; l’opera fu terminata nel 1897. Nei dintorni della dimora dei Crespi si trova il nucleo originario delle case pluri-familiari degli operai. Nel 1889, però, fu abbandonata l’idea iniziale di collocare più famiglie nella stessa casa assegnando quattro stanze ad ognuna, poiché appariva una soluzione pericolosamente promiscua e, poco moderna. Si procedette allora a tracciare la strada principale, che separa la fabbrica dalle case degli operai, con un progetto che faceva riferimento ad un piano urbanistico meglio definito, costruendo abitazioni unifamiliari a due piani, con un piccolo giardino ed un orto recintato.
Gli uffici amministrativi furono anche progettati dal precitato Ernesto Piovano. La fabbrica, che al momento di massima produttività impiegò 3200 lavoratori, era divisa in quattro reparti”>Giustifica per l’iscrizione del sito: “Il Comitato ha deciso d’inserire questo luogo nella lista del Patrimonio Mondiale sulla base dei criteri (IV) e (V) ritenendo che sia un’eccezionale testimonianza di borgata operaia dell’Europa e del Nord America risalente ai secoli XIX e XX, che riflette la mentalità predominante d’industriali sul rapporto con i loro operai. Sebbene l’evoluzione delle condizioni sociali ed economiche siano state una minaccia alla sopravvivenza di Crespi d’Adda, oggi la sua integrità è evidente ed è stata conservata, in parte, anche la sua attività industriale.
 

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